L’IVASS dice no alle discriminazioni del premio RCA per cittadini stranieri

Scritto da Valentina Oberti il

Se dopo i divari territoriali, per sesso e per classe di merito, credevamo di averle sentite tutte sulle diversità di trattamento nel mondo RCA, dovremo ricrederci: avevamo infatti dimenticato l’importanza del Paese di nascita dell’automobilista. Se noi, consumatori, non ci avevamo pensato, le Compagnie invece sì.

E, infatti, secondo un rapporto dell’IVASS è emersa la consolidata abitudine di parecchie Compagnie di far pagare – a parità di tutte le altre condizioni soggettive e oggettive (età, sesso, residenza, classe di merito e auto) – un premio decisamente maggiore ad automobilisti che erano nati in certi Paesi europei od extraeuropei.
L’IVASS ha così, di nuovo, richiamato all’ordine le Compagnie, ree di applicare premi dal contenuto discriminatorio.

La questione, peraltro, non è nuova, anzi: nel 2012, si era già espresso in questo senso l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri, che aveva richiesto la parità di condizioni a cui italiani e non devono essere sottoposti quando stipulano il contratto RCA.

Oggi come oggi, capita quindi di assistere a due premi RCA diametralmente opposti fra loro, a secondo che di fronte al broker sieda un cittadino italiano o uno cinese; l’intervento dell’IVASS per eliminare questi divari è stato comunque criticato. Secondo alcuni, applicare due pesi e due misure a un cittadino che ha imparato a guidare in Paesi economicamente arretrati, con pochissimi tracciati autostradali, e un cittadino italiano (abituato da sempre a superstrade, tangenziali e autostrade) non è discriminatorio, ma rivelatore di una differenza effettivamente oggettiva.

A tal proposito, è stato quindi suggerito di elencare i Paesi considerati “a rischio” e di imporre premi più elevati solo ai loro cittadini: una critica che, se da una parte possiamo considerare giusta, dall’altra non tiene in considerazione l’esperienza che, magari, da decenni il cittadino immigrato ha svolto sulle nostre strade. Più che risolvere il problema, la critica sembra aprire nuove questioni, decisamente non indifferenti sul punto.



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