L’offerta di risarcimento stragiudiziale non è confessione di responsabilità da parte dell’assicurazione

Scritto da Valentina Oberti il

Ma non solo: per chi, infatti, non fosse proprio pratico di queste cose, la fase burocratica con l’agenzia di assicurazione è piuttosto lunga e si conclude, entro 60 o 90 giorni (a seconda che ci siano stati danni solo alle cose o anche alle persone), con un’offerta di risarcimento.

L’offerta di risarcimento, secondo una recente pronuncia della Cassazione, non deve essere assolutamente considerata come un documento confessorio in cui l’agenzia riconosce la colpevolezza o meno dell’assicurato e non deve essere nemmeno considerata come un’ammissione di debito, ma solo come un atto stragiudiziale che cerchi di risolvere transattivamente la questione.

Pertanto, nel caso in cui l’assicurato decida di rifiutare l’accordo stragiudiziale e voglia intraprendere la via giudiziaria, una volta arrivato in tribunale (dopo aver necessariamente svolto la fase di negoziazione assistita) non può presentare l’offerta di risarcimento come prova della responsabilità.

In giudizio, infatti, l’offerta di risarcimento non può essere considerata ne’ come ammissione della responsabilità dell’assicurato, ne’ come riconoscimento del debito e neppure come promessa di pagamento.

In sostanza, dunque, l’offerta ha ragion di esistere solo in via stragiudiziale, perdendo ogni rilevanza giuridica nel corso del giudizio che successivamente l’instaurato proponga.



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