Bollettino delle truffe assicurative di aprile

Scritto da Lorella Gabutti il

Deve essere stata senza dubbio una separazione consensuale quella di quei due coniugi di Teramo, ma originari della Puglia,  che si sono resi protagonisti di una truffa all’assicurazione per due finti furti d’auto. I due, per liquidare i debiti contratti durante il matrimonio e per permettere al marito di versare alla ormai ex moglie quanto dovuto, hanno pensato bene di acquistare in Germania due auto, anzi due rottami (uno per ciascuno) reduci da gravi incidenti stradali e li hanno assicurati contro il furto, presso due diverse compagnie. Le due vetture non sono mai giunte in Italia, per ovvi problemi di motore e carrozzeria, e gli ex coniugi ne hanno denunciato il furto incassando così i risarcimenti per un totale di 35.000.  Sono però stati smascherati nei primi giorni di aprile dalla polizia di Teramo, che ha posto sotto la lente di ingrandimento diverse pratiche di risarcimento, e ora pende sul loro capo una denuncia per truffa e furto.

A Catania invece a finire nei guai sono stati in molti per un’associazione a delinquere che si dedicava alla creazione di finti incidenti. Gli arrestati sono tre, mentre sono 55 gli indagati, ma ciò che stupisce è il fatto che a finire in manette siano stati anche due vigili urbani del capoluogo etneo. La truffa, nella quale figurano invischiati anche due avvocati sottoposti a misura cautelare  domiciliare, è stata scoperta dalla Polstrada che, esaminando i sinistri avvenuti nel 2011 e 2012, si è resa conto che un gran numero di incidenti era sempre rilevato dallo stesso vigile urbano e che in nessuno dei casi era intervenuta l’ambulanza. Si è così scoperto il raggiro che vedeva l’agente municipale e il suo ispettore complici della banda dei finti incidenti, mentre i risarcimenti erano trattati dai due avvocati, ora ai domiciliari.

Durante il mese di aprile si visto anche il rinvio a giudizio di 14 persone ad Angri (SA), accusate di aver creato falsi incidenti e di aver fornito false certificazioni mediche pur di ottenere dei risarcimenti. A lato della vicenda è stato rinviato a giudizio anche un maresciallo dei carabinieri, denunciato dallo stesso ideatore della truffa, il milite infatti teneva informata la banda dei risvolti dell’indagine e come ricompensa aveva ottenuto due autovetture cedute ai suoi familiari.



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