Unipol contro il ddl concorrenza, pensa a un futuro nella sanità privata?

Scritto da Cristina Iadeluca il

Nel suo difficoltoso e lento passaggio tra le commissioni competenti, il ddl “concorrenza” continua sollevare polemiche e a far trovare in accordo le varie parti coinvolte (da una parte associazioni dei consumatori e dall’altra Ania e compagnie di assicurazione) solo sul malcontento legato alle varie modifiche apportate sia a vantaggio dei primi o delle seconde.

Ne sono un esempio i provvedimenti di modifica della rc auto introdotti recentemente per ottenere un alleggerimento dei costi  sugli assicurati, in precedenza molto penalizzanti, attuati tramite uno spostamento sulle compagnie di assicurazioni, che sono immediatamente tornate a mostrare il proprio malcontento, tramite la voce del Presidente di Unipol.

La ragione del contendere sarebbe sempre la stessa, quella di ridurre le garanzie per i danni morali e quelli materiali pagati a caro prezzo alle persone coinvolte negli incidenti che, in un primo momento, aveva portato a prevalere proprio le ragioni delle compagnie di assicurazione.

La sensazione degli addetti ai lavori però è quella di uno ‘scarica barile’ che ha lo scopo di rendere più fertile nuovi terreni sui quali vorrebbero spostarsi le compagnie di assicurazione, per bilanciare i minori introiti derivanti proprio dalla componente rc. Non a caso il presidente dell’Unipol, Pierluigi Stefanini, durante il suo intervento al Meeting di Rimini non si è fermato alla sola polemica sul futuro delle rc, secondo i piani attuali del governo, ma ha lanciato messaggi molto chiari sulla necessità di integrare il sistema pubblico sanitario con quello privato, e di dare maggiore spazio anche alle assicurazioni previdenziali.

Il piano sembra quindi piuttosto chiaro: se le compagnie di assicurazione sono destinate inevitabilmente a perdere la sicurezza di entrate (già in discesa) legate alla sicurezza della componente rc auto, vogliono potersi garantire un futuro comunque “sereno” sul piano dei bilanci, spostandosi su altri campi strategici. Ma in un paese che paga lo scotto di una scarsa cultura sotto il profilo previdenziale e sanitario privato, ancora una volta si dovrà passare per un intervento del governo?



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