Bollettino delle truffe assicurative di gennaio

Scritto da Lorella Gabutti il

Il mese di gennaio si è aperto con la svolta nelle indagini del procuratore di Imperia, impegnato nel ricostruire le cause che hanno provocato un disastroso incendio in una sala scommesse cittadina lo scorso novembre. L’evento, che ha avuto un esito drammatico con la morte dei due piromani, pareva legato a una vicenda di mafia, invece si trattava semplicemente di un tentativo di truffa alle assicurazioni. I responsabili della sala scommesse, con lo scopo di incassare un cospicuo risarcimento, avevano infatti contattato tre albanesi perché appiccassero le fiamme, qualcosa però è andato storto e i due entrati nel locale sono morti, mentre il terzo, che fungeva da palo, ha raccontato come si sono svolti realmente i fatti.

A Perugia invece è stata formalizzata l’accusa nei confronti di cinque persone che organizzavano falsi incidenti ai danni di due compagnie di assicurazioni. Il loro modus operandi può definirsi originale, infatti i truffaldini non utilizzavano le loro autovetture, ma provvedevano a noleggiarle presso una concessionaria cittadina, quindi si recavano in provincia di Caserta dove “combinavano” i sinistri che consistevano sempre nell’investimentoo di ciclisti. Questi ultimi, sei persone, esibivano quindi la documentazione medica per ottenere il risarcimento e ora gli undici sono in attesa del processo per truffa e associazione a delinquere, processo che inizierà la sua fase dibattimentale il prossimo settembre.

Anche la Procura di Avellino, durante il mese di gennaio, ha scoperto una truffa per falsi incidenti. In questo caso si è trattato di due donne e un uomo che, durante la primavera 2015, avevano organizzato alcuni sinistri falsificando i modelli CID. Per tutti e tre è scattata la denuncia per truffa, ma rimangono in stato di libertà. Sempre in Campania, invece ha preso il via il processo nei confronti di 19 imputati di truffa che, nel 2008, hanno “creato” una quindicina di falsi incidenti. Gli imputati, tutti incensurati e legati tra loro da legami di parentela o amicizia, inscenavano finti investimenti al fine di ottenere risarcimenti non dovuti. A insospettire la compagnia di assicurazione è stato il fatto che nella descrizione dei sinistri comparivano sempre gli stessi nomi, alternandosi come parte lesa, testimone o conducente.



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