Morte sul posto di lavoro: a chi spetta l’indennizzo e per quanto tempo?

Scritto da Valentina Oberti il

L’assicurazione sul posto di lavoro risarcisce il lavoratore dai piccoli e grandi infortuni che possono verificarsi nello svolgimento delle mansioni assegnate, così come – nei casi più gravi – dalla morte che ne deriva. Lo stesso può dirsi della malattia professionale che, per sua natura, è più difficile da collegare alla professione svolta, ma una volta accertato il nesso di causalità da diritto agli stessi riconoscimenti dell’infortunio sul lavoro.

In caso di morte, ovviamente, l’indennizzo che spetta viene riscosso dagli eredi: sin dal giorno successivo alla morte (per infortunio o malattia professionale) questi hanno diritto all’indennizzo per un arco di tempo variabile a seconda del grado di parentela che avevano con il deceduto.

Il coniuge superstite, infatti, ha diritto alla rendita fino a che non contragga un nuovo matrimonio oppure fino alla propria morte.
I figli, sia legittimi, naturali, legittimati che adottivi, hanno diritto all’indennizzo fino al compimento del 18simo anno di età; se erano a carico del defunto, in quanto privi di reddito e perché studenti di scuole professionali o superiori, l’indennità viene corrisposta fino al 21simo anno.
Se proseguono gli studi e frequentano l’università – sempre senza percepire alcun reddito – hanno diritto a un’indennità fino al compimento del 26simo anno di vita.
Inoltre, superate queste soglie anagrafiche, continuano ad avere diritto all’indennizzo nel caso in cui siano inabili al lavoro.

Per i lavoratori deceduti sul posto di lavoro senza moglie e figli, la rendita spetta ai genitori se erano a carico del lavoratore e ai fratelli e sorelle, a patto che convivessero con il defunto e fossero a suo carico.



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