Sesso Assicurato

Scritto da Riccardo Tronci il

Assicurare il proprio corpo è una tendenza che si sta consolidando, principalmente, ma non solo, nel mondo dei vip.

Bruce Springsteen è stato il primo ad assicurare le proprie corde vocali, e David Beckam uno dei primi a mettere sotto copertura di polizza le proprie gambe. Molti musicisti assicurano i propri polsi, e stessa cosa fanno molti piloti di moto. Più ci si inoltra nel campo assicurativo e più è facile trovare polizze alquanto strane: seno e sedere per modelle o attrici, che sui propri attributi hanno fatto la propria fortuna. Ciò che non è controllabile viene messo sotto assicurazione.

Il che è una cosa tutto sommato strana: mi rompo completamente le gambe, non potrò più tirare due calci al pallone, ergo la mia carriera di giocatore è finita, ma almeno ho un mucchio di soldi. Oppure non potrò più cantare, suonare, ballare o altro, ma almeno avrò i soldi. Soldi. Soldi. Per quanto si possa ribattere che sì, è proprio questo il mondo delle assicurazioni, e che nessuno ha mai pagato un premio polizza in cioccolatini, e viceversa ottenuto un rimborso da una agenzia in coccole e baci, la sensazione è ugualmente strana. Sembra che i soldi siano capaci di sostituire le abilità, le espressioni di sè, il tocco magico che c’è nel talento.

A scanso di equivoci “tette” e “culi” non sono talenti.

E tuttavia c’è un tipo di assicurazione che nel 2011 sembrava sotto studio dalle case assicurative tedesche, che rovescerebbe questa tesi. Il film “The Sessions” è ormai uscito in tutte le sale ed in tutti i paesi, e dovunque si è parlato di sesso e disabilità, si è cominciato a parlare con meno ritrosia di un argomento tabù: diritto al sesso.

Prima di andare avanti dico la mia, perchè la terminologia “diritto al sesso” non mi piace. Vedere il sesso come un diritto è, secondo me, alquanto strano, poichè il sesso non si fa da soli, non è come votare, fumare, leggere, scrivere o cantare. Il sesso sarebbe un diritto esercitabile solo col consenso di un’altra persona, e mi sembra una premessa dovuta ed ovvia. Dovuta perchè chi propone di adempiere al diritto è, guarda caso, sempre di sesso femminile, che si guardi all’intervista di poche settimane fa comparsa sui rotocalchi nazionali o a Stephanie Klee, tedesca, che è stata proprio la prima a lanciare il sasso. Quindi: il sesso, se è un diritto, è un diritto per entrambi i sessi dietro consenso di un’altra persona. Altrimenti il diritto di uno diventa violenza per l’altro.

Fatta la premessa: Stephanie Klee in Germania sostiene di lavorare facendo sesso a pagamento con persone anziane o disabili. Il sesso, stando a lei, starebbe diventando una cosa simile alle altre professioni. Il fatto che dal 2002 in Germania la prostituzione abbia forma legale (con registro, tributi etc.) ha fatto sì che siano nate le prime forme di “assistenza sessuale“. Ma visto che il servizio è a pagamento, qualcuno dovrebbe occuparsi di svolgere la parte del tramite, di mecenate. E questo qualcuno, visto che lo stato non provvede, scrivevano sul Corriere nel 2011, potrebbero essere proprio le agenzie assicurative, che sembra, ci stiano facendo un pensierino. Quindi, in un futuro non troppo distante, un tedesco che decida di farsi un fondo pensionistico privato potrebbe anche chiedere per il suo futuro di avere copertura “sessuale”.

È quantomeno divertente. Perchè giunti fino a questo punto dell’articolo, possiamo sorridere a ribaltare la conclusione: cosa Stephanie Klee (e chi come lei fa da “assistente sessuale”) assicurerebbe del proprio corpo?



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