Slittata la polizza obbligatoria dei medici, largo alla medicina difensiva?

Scritto da Valentina Oberti il

Il medico è una delle professioni che, da sempre, accompagna la vita dell’uomo; la sua figura è divenuta nelle comunità degna di considerazione, al pari del capo politico e religioso. La tradizione popolare – nel tempo -ha tramandato un’immagine di depositario di saggezza il cui giudizio – addirittura – si solleva considerare incontestabile, dicendo “me l’ha detto il medico”.

I tempi sono cambiati ed errare è umano non sembra più essere un detto adeguato alla professione medica: ad oggi, la possibilità che un paziente avanzi richieste per risarcimento danno a un medico  (su tutti, verso ostetrici – ginecologi, ortopedici, chirurghi generali e di specialità) è in continuo aumento (+31,5% fra il 2005 e il 2010 stando ai dati del Collegio Italiano dei Chirurghi – CIC).

Al momento, i requisiti per l’idoneità dei contratti relativi alla copertura assicurativa sono ancora incerti e disomogenei, motivo per cui l’obbligatorietà della polizza assicurativa per medici è slittata all’agosto 2014. Giusto per dare un’idea, dal comunicato stampa del CIC del 2 agosto emerge un premio annuo di 14mila euro – a prescindere dal guadagno – per l’attività di medico.

Roberto Lala, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri espone, fra le criticità della situazione normativa, la mancanza della definizione del danno medico e la fissazione di tetti massimi per le singole voci, così come l’istituzione di un analogo al Fondo delle Vittime della Strada per quei risarcimenti che superino i limiti previsti dalla polizza stipulata.

Dunque, l’obbligatorietà della polizza è, al momento, sospesa. E nel mentre, cosa faranno i medici?

Il rischio è che i medici  ricorrano all’autotutela, praticando ancora di più quella che viene definita medicina difensiva, cioè l’adozione di tutte le precauzioni necessarie – ma anche inutili ed eccessive – affinchè non si dia al paziente un “appiglio” per fare causa.

Il che, economicamente parlando, si traduce in uno spreco di 10 miliardi di euro, pari allo 0,75 del Pil e del 10,5% della spesa sanitaria nazionale (dati della Camera dei Deputati, resi noti nel gennaio 2013 dalla Commissione parlamentare di inchiesta)

E in tempi dove la crisi e la spending review  la fanno da padroni, questi dati dovrebbero far riflettere su come sia mutata la considerazione del medico, e di quale pressione sia divenuto vittima. Non di meno, di come questa si traduca sul suo modus operandi



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